PREFAZIONE

PREFAZIONE DELL’AUTORE

La predicazione di Gesù toccava le corde sensibili dell’anima popolare, nella sua immediatezza e nella sua efficacia espressiva. Il messaggio della Buona Novella giungeva limpido ed incisivo alle orecchie di chi lo ascoltava.

Cito da una Istruzione della Pontificia Commissione Biblica del 21 Aprile 1964: “… Il Signore, nell’esporre a voce il suo insegnamento, seguiva le forme di pensiero e di espressione allora in uso, adattandosi per tale modo alla mentalità degli uditori e facendo sì che quanto Egli insegnava s’imprimesse fermamente nella loro mente e potesse essere ritenuto con facilità dai discepoli, i quali intesero bene i miracoli e gli altri eventi della vita di Gesù come fatti operati e disposti allo scopo di muovere alla fede in Cristo”.

Il primo Vangelo, quello di Matteo, fu scritto in aramaico, ma purtroppo non è giunto sino a noi. Quello che possediamo è in lingua greca, come gli altri tre. Dal greco sono poi derivate le versioni in tutte le varie lingue antiche e moderne.

La fantasia sopperisce alla macchina del tempo; il desiderio di assaporare in qualche modo l’atmosfera vissuta dai primi seguaci del Salvatore, mi ha portato ad affrontare e concludere questo lavoro. Una simulazione che ha anche lo scopo di lasciare testimonianza del dialetto del nostro tempo, nella sua originalità e, perché no?, nella sua dignità letteraria. Ho pertanto legato a contenuti di valore eterno e universale uno strumento di comunicazione destinato, per sua natura, a inevitabili mutazioni e ad un progressivo declino nell’uso quotidiano.

Ho scelto di comporre il racconto della vicenda terrena del Figlio di Dio attraverso una sequenza dei brani più significativi tratti dai quattro Vangeli, scelti nell’ottica delle finalità che mi sono proposto e scanditi secondo un ordine cronologico condiviso dagli studiosi.

Ne risulta una trama rispettosa delle concordanze presenti in Matteo, Marco, Luca e Giovanni: non una commistione, quindi, ma una concatenazione logica di paragrafi. Un’operazione che si richiama in qualche modo ad antiche esperienze. Già nel secondo secolo, il siro Taziano, nel suo Diatessaron, scrisse in greco e in siriaco una versione concordata e fusa dei quattro Vangeli.

Nella traduzione in dialetto, mi sono imposto sin dall’inizio un vincolo di fedeltà ai testi canonici in lingua italiana (non avendo, ahimè, conoscenza del greco). In alcuni punti ho trovato versioni divergenti nella forma e nella sostanza. Ho risolto i dubbi di ordine interpretativo e teologico con la preziosa collaborazione di persone non solamente preparate in materia di studi biblici, ma anche generose nella disponibilità ad assistermi e ad incoraggiarmi in questo impegno. Ringrazio in modo particolare i sacerdoti Andena Virginio, Badaracco Franco e Cremascoli Giuseppe.

La numerazione per versetti, oltre a consentire una valutazione del mio scrupolo di aderenza ai testi originali, può servire come riferimento al lettore per utili raffronti nella trasposizione dei vari passi in vernacolo e ad interpretare il significato di vocaboli dialettali non più conosciuti.

Il testo è accompagnato da immagini. Sono miniature tratte dai Corali del Vescovo Pallavicino (conservati presso il Museo Civico di Lodi) e dal Codice De Predis (conservato presso la Biblioteca Reale di Torino).

Questa esperienza, che mi ha portato a scandagliare i più intimi significati delle parole che compongono il messaggio evangelico, mi ha molto arricchito. Le intenzioni di carattere culturale, tendenti a mettere in risalto l’espressività del dialetto, hanno via via incontrato i sentimenti radicati di una religiosità un poco sopita, come se, con animo di bambino, avessi ascoltato il Racconto dalle care e schiette voci dei nostri vecchi.
Spero di riuscire a trasmettere queste sensazioni e a rinfocolare l’interesse, se non l’amore, per i valori delle nostre tradizioni più genuine.

Lodi, Dicembre 2002 Bruno Pezzini

NOTE LESSICALI

  • I nomi propri di persona e di luogo sono espressi in italiano, così come altri termini e locuzioni che anche nel dialetto parlato vengono pronunciati prevalentemente in lingua.

  • I titoli dei paragrafi sono espressi in italiano, per un’immediata e significativa individuazione dei temi, secondo le più comuni e conosciute accezioni presenti nelle diverse edizioni in lingua.

  • Nelle ultime pagine è proposto un “Glossarietto”, breve selezione di vocaboli dialettali tradotti in italiano, a beneficio dei lettori più giovani.