Il rimario, che propone in ordine alfabetico di rima le voci elencate nel dizionario del dialetto lodigiano, è destinato ai sempre più numerosi poeti che si esprimono nel nostro dialetto, una ricchezza condivisa ancora da molti.
Rappresenta uno strumento utile per risolvere le frequenti difficoltà in cui ci si può trovare di fronte ad una rima obbligata. Basti citare il Manzoni, che confessò d'essere stato costretto ad usare un francesismo (l'assalse il sovvenir! ), nell'Ode Il cinque maggio, poiché non gli "sovvenne di meglio".
E' necessario precisare che il rimario non può rappresentare l'infinita gamma delle voci che nascono dalla declinazione di sostantivi, aggettivi e pronomi, nonché dalla coniugazione dei verbi.
Sarà l'abilità del "ricercatore" a consentire la creazione di rime non presenti. Cito alcuni esempi (senza offesa per i più esperti):
- rime in àd e ìd, derivate dai verbi in à e in ì all'infinito;
- desinenze femminili, da nomi e aggettivi maschili (es. purtinàra da purtinàr, bùna da bón, rùta da rùt);
- desinenze ìn, ìna, ét, éta, él, éla, ón, ùna, às, àsa, ecc., con la formazione di diminutivi, vezzeggiativi, accrescitivi, peggiorativi, ecc..
La formazione del plurale dal singolare e le varie forme verbali rappresentano un'altra vastissima possibilità di scelta.
In proposito, rimando i lettori più interessati ai capitoli sostantivo e verbo della grammatica.
La ricerca di una rima non rappresenta però soltanto un esercizio tecnico. Può anche essere fonte preziosa di nuovi collegamenti, spunti e concetti.



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